5 FEBBRAIO

IL GIRO INTERNO

il 5 febbraio segna una trasformazione significativa nel rito di Sant’Agata. Sui baldacchini del fercolo, i garofani rossi, simbolo del martirio, cedono il passo ai garofani bianchi, che evocano la purezza. Nel tardo mattino, una solenne celebrazione del pontificale si tiene in Cattedrale, mentre nel pomeriggio, intorno alle diciotto, ha inizio la seconda fase della processione con il suggestivo giro interno attraverso le vie cittadine.

Il fercolo si dirige lungo la maestosa via Etnea fino al Giardino Bellini, per poi svoltare in via Caronda, raggiungendo la suggestiva piazza Cavour, conosciuta anche come ‘u bbuggu. Qui, di fronte alla Chiesa di Sant’Agata al Borgo, si svolge uno spettacolo pirotecnico conosciuto come “i fuochi del borgo“.

La processione prosegue lungo la via Etnea fino ai Quattro Canti, dove gira a destra per affrontare l’imponente Acchianata de’ Sangiulianu. Questo momento, il più atteso e spettacolare, si svolge lungo la via Marchese di Sangiuliano, con il fercolo trainato di corsa dai devoti fino alla sommità della salita, accolti da una folla plaudente.

Questa fase rappresenta una sfida coraggiosa per i cittadini e, a seconda di come viene superata, può essere interpretata come un segno di buon auspicio o di cattivo presagio per l’intero anno. Dopo un tragico incidente nei primi anni del XXI secolo, in cui perse la vita un giovane devoto, la salita è ora effettuata velocemente, ma non di corsa, per precauzione.

All’alba del 6 febbraio, il fercolo con le sacre reliquie arriva in via Crociferi. È il momento in cui Sant’Agata saluta la città prima della conclusione dei festeggiamenti. Per tutta la notte, migliaia di cittadini in camice bianco sfidano il freddo, gridando “Viva Sant’Agata”, in un momento carico di magia e spiritualità.

Mentre l’atmosfera diventa improvvisamente silenziosa, risuona il canto angelico delle monache di clausura. L’origine di testo e musica si perde nei secoli, ma si narra che un siciliano di nome Tarallo lo compose appositamente per le monache di San Benedetto. Con il sorgere del sole, il fercolo si avvia solennemente verso la cattedrale, mentre i fuochi d’artificio segnano la conclusione dei festeggiamenti.

Quando Catania riconsegna il reliquiario e lo scrigno alla cameretta in cattedrale, i sacchi bianchi non sono più profumati di bucato, i volti mostrano i segni della fatica, i muscoli sono indolenziti, la voce si riduce a un sottile filo. Ma la soddisfazione di aver portato in trionfo il corpo di Sant’Agata per le vie della sua Catania riempie tutti di gioia, ripagando delle fatiche. Bisognerà attendere diversi mesi, la festa estiva del 17 agosto o un altro anno (la festa del 5 febbraio), per vedere ancora sorridere il viso benevolo della santa martire, difenditrice della fede e di Catania.